Prestiti alle imprese, anche il Nord est va in difficoltà

Un tempo il Nord est dell’Italia era sinonimo di terra di grande dinamismo e imprenditorialità, cui corrispondeva – generalmente – una crescita economica particolarmente rilevante. Ebbene, anche la facoltosa area settentrionale tricolore, si riscopre in una crisi molto più profonda di quanto potesse immaginare fino a pochi anni fa.
Il calo di liquidità che la Cgia di Mestre sta riscontrando in un crescente numero di imprese del Nord est sta conducendo le attività aziendali in una situazione di gravissima difficoltà finanziaria, impedendo alle stesse di consentire il rispetto dei piani di ammortamento. Ne è conseguito che l’incremento delle sofferenze bancarie per la zona è straordinariamente preoccupante.
Più nel dettaglio, afferma la nota formulata dall’associazione di Mestre, tra il 31 dicembre 2008 e il 30 novembre 2013 le sofferenze bancarie sono passate da 4,2 miliardi di euro a 15,2 miliardi di euro, per un incremento che, in termini percentuali, è pari al 263,1 per cento. Male – anzi, malissimo – per una zona che si riteneva inattaccabile da crisi e difficoltà congiunturali. Le province nelle quali si registra la situazione peggiore sono quelle di Trieste, Verona, Padova e Venezia.
Per quanto attiene il maggior calo degli impieghi bancari (ovvero, delle erogazioni), le aree che hanno fatto riscontrare la performance più deludente sono quelle di Belluno, Trieste e Pordendone. Sofferenze bancarie in ampissima rilevanza a Udine, Rovigo, Belluno e Vicenza.
Per quanto infine concerne l’ammontare complessivo dei prestiti alle imprese, erogati da parte degli istituti di credito presenti nella zona ora oggetto di considerazione, la Cgia sottolinea che si è passati dai 148,8 miliardi di euro al 31 dicembre 2008, ai 142,4 miliardi di euro del 30 novembre 2013.
Il tutto, mentre si prevede, per il 2014, una nuova tendenze negativa nelle sofferenze bancarie delle imprese del Nord est, un nuovo calo delle erogazioni, e una ennesima scarsità di liquidità. Segnali inequivocabili di una crisi sempre più lunga, sempre più dura.